liquidi penetranti (o controllo Penetrant Test PT) sono un prodotto utilizzato nei controlli non distruttivi dei materiali; essi danno il nome alla tecnica stessa di controllo. Tale metodo venne introdotto per la prima volta nel periodo antecedente la seconda guerra mondiale; la paternità ufficialmente viene attribuita ai fratelli Robert e Joseph Switzer che condussero per primi studi sul controllo PT per migliorarne le caratteristiche.

La necessità di introdurre una pratica di controllo diversa dall’esame con particelle magnetiche fu legata all’introduzione delle leghe leggere (materiali non ferromagnetici) fortemente in diffusione a cavallo tra la prima e la seconda metà del 1900.

La prova non distruttiva detta dei liquidi penetranti è una procedura d’ispezione dell’integrità superficiale di un pezzo ferroso o non ferroso e possibilmente non poroso superficialmente in analisi. Il penetrante viene cosparso mediante spruzzatura, pennello o immersione permettendo così all’azione capillare di agire per il tempo necessario alla penetrazione negli eventuali difetti affioranti. Successivamente il penetrante in eccesso viene rimosso.

Al termine di questa procedura che avviene tramite lavaggio, rimozione con panni umidi o immersione in liquido emulsionabile, la superficie dovrà risultare esente da tracce di penetrante.

Infine il pezzo viene cosparso con un mezzo di contrasto detto rivelatore (nelle stesse modalità dell’applicazione del penetrante), che consentirà così al liquido penetrato nelle eventuali discontinuità di riaffiorare superficialmente. Sarà così possibile, grazie all’azione della capillarità, rilevare sul pezzo in esame le varie eventuali difettologie affiorate.

Tipicamente il penetrante è di colore rosso/violaceo (colore legato alla presenza di anelina), mentre il rivelatore (a base di silice amorfa) si presenta nel colore bianco; tale differenza cromatica permette di rendere facilmente visibile l’eventuale difetto affiorante.

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